
Mentre i leader europei si guardano intorno per cercare un nuovo presidente della Commissione europea, dovrebbero studiare con attenzione colui che sta finendo questo incarico e cercare di fare una scelta migliore questa volta.
Infatti il mandato di Romano Prodi come presidente della Commissione è stato atroce. L’ex primo ministro italiano era l’uomo sbagliato per quel ruolo. Ha dimostrato di non possedere né l’ampiezza di vedute né l’attenzione per i dettagli che è richiesta per uno dei compiti esecutivi fra i più difficili al mondo.
Un manager incapace, a cui mancavano doti comunicative e incline spesso a gaffe imbarazzanti. Ora Prodi ha anche tradito la Commissione per fare campagna elettorale – contro lo spirito e la lettera del trattato dell’Ue – come leader del centrosinistra in Italia. Il morale nella Commissione è a terra e l’atmosfera è quella di una nave senza timoniere.
Eppure l’Unione europea che si è appena allargata a nuovi Stati membri avrebbe un urgente bisogno di una Commissione efficace con un presidente forte che sarebbe un essenziale protagonista nella complessa rete di enti federali e intergovernativi che segneranno il destino dell’Europa. Il signor Prodi dovrebbe adesso fare una cosa onorevole: dimettersi. (..)
Ma chi dovrebbero scegliere?
Il candidato ideale dovrebbe farsi carico di diverse importanti responsabilità. La Commissione ha l’iniziativa legislativa, fa sì che i trattati fondativi dell’Ue vengano rispettati e garantisce che tali politiche e direttive vengano applicate .
Il ruolo necessita di una persona di alto profilo intellettuale, dal saldo istinto politico e con provate doti amministrative. Un comunicatore capace di risolvere i problemi.
Come capo della principale istituzione federale dell’Ue, il presidente della Commissione deve ovviamente comprendere ciò di cui questo ente e gli altri enti dell’Ue hanno bisogno, ma deve anche essere sensibile verso i legittimi interessi dei singoli Stati membri e i rispettivi governi.
Una lezione chiara dagli anni in cui Prodi è stato a capo della Commissione è che ex primi ministri non necessariamente sono bravi presidenti. (..) Libero