T.Parenti: volevano qualcuno con il cerino in mano

Nella parte estesa del post c’è un’intervista a Tiziana Parenti, ex-Pool Mani Pulite. Tanto per dare una rinfrescata a “que(st)i tempi”… (Grazie a Mauro)

Tiziana Parenti oggi fa l’avvocato. «Sono stata giudice e pm, così completo le parti del processo», scherza.
La sua biografia, in effetti, si presenta un po’ inquieta. Anche nella breve stagione politica ha fatto in tempo a conoscere entrambi gli schieramenti: ha iniziato con Forza Italia ed è passata al centrosinistra, con l’Udr di Cossiga e poi con lo Sdi. Partito a cui si sente ancora un po’ legata: «Boselli non poteva andare con Di Pietro. Il Triciclo – dice – sarebbe diventato un carretto. Di Pietro è l’uomo qualunque, che c’entra un giustizialista col riformismo?».
Ma anche l’accoppiamento Di PietroOcchetto non lo vede meno anomalo: «Uno di destra, l’altro di sinistra, cosa ci fanno insieme?». Vorrebbe dire di più, visto ora che l’uomo simbolo di Mani pulite si associa a quello che ai tempi dell’inchiesta era il segretario del Pds. E visto anche che, qualche giorno fa, Gerardo D’Ambrosio ha ammesso che non disdegnerebbe una eventuale proposta elettorale dell’Ulivo o dei Ds, sia pur «come indipendente».
«I fatti in qualche modo mi danno ragione», si limita a dire sorridendo.La vita di Tiziana Parenti oggi ha ritmi lenti: «Prendo solo alcune cause che voglio approfondire», spiega nel suo studio romano in via Pascarella, fra Trastevere e Porta Portese. Il posto giusto per riflettere. Anche su quella vicenda di 10 anni fa, che la portò alla ribalta ma l’ha anche segnata, come presa in mezzo a una transizione mai chiusa e che ciascuno vorrebbe oggi chiudere a modo suo.
Titti la rossa“, il pm delle tangenti rosse. Mai accertate. Per sua incapacità o perché semplicemente non c’erano, dice una delle scuole di pensiero su Tangentopoli. «Perché non mi hanno fatto andare a fondo», sostiene lei che, nel tempo, è riuscita a rompere anche con i fautori dell’altra scuola di pensiero, quella che accusa il pool di aver indagato su un solo versante. «Non amo i gruppi monolitici, gli yesman», dice per tentare di spiegare tanti cambi di appartenenza.Da ex comunista, per dirne un’altra, ha tentato di ammanettare i comunisti: pochi sanno che il magistrato che doveva scovare le tangenti dell’ex Pci, al Pci era stato iscritto in gioventù per tre anni, a Pisa.

Anche su questo è riuscita a recitare varie parti in commedia…

“E già. Ma ho una mia convinzione: deve sapere che quando si vince il concorso in magistratura vanno dichiarate eventuali militanze politiche passate. Le mie erano agli atti. “

Dove vuol arrivare?

“Ero appena arrivata, ero già stata in precedenza a Milano giudice di Corte d’Assise, ma in Procura non mi conosceva nessuno, e avendo chiesto di andare alla Direzione distrettuale Antimafia pensavo di esser destinata lì. Per quale ragione, se non per quella nota nel curriculum, poterono pensare a me? La persona giusta per chiudere l’indagine sull’ex-Pci con un nulla di fatto… “
Ma i suoi ex superiori sostengono che voleva procedere nell’inchiesta attraverso strappi, senza aver niente in mano.
“Se il problema fosse stata la mia incapacità la soluzione era facile, visto che non avevo chiesto io di entrare nel pool. Fra l’altro neanche ne ero parte, ufficialmente: bastava togliermi l’inchiesta e sostituirmi. Invece volevano qualcuno che restasse col cerino in mano. “

Greganti però era stato arrestato.

“Era in galera da più di un mese, ma trovai che non era stata fatta alcuna attività d’indagine, né sui conti in Svizzera, né sulle tangenti Enel, né sulle coop, né tantomeno sui soldi che arrivavano dalla Germania dell’Est, questione saltata fuori nelle indagini di Torino sulla società Eumit. “
Ma lei fu accusata da D’Ambrosio di animosità verso il Pds, di voler indagare il povero Marcello Stefanini, tesoriere del partito, senza prove.
“Nessuna animosità. L’informazione di garanzia a Stefanini era un atto dovuto. Mi fu invece risposto che, se volevo, quel provvedimento me lo scrivevo da sola.Alla fine D’Ambrosio condusse in proprio le indagini finché non scoprì che Greganti col miliardo e passa incassato si era comprato un appartamento a Roma.
Ma allora, mi chiedo, se quei soldi non erano per il partito, perché nessuno ha denunciato Greganti per millantato credito o per calunnia, avendoli incassati garantendo per il Pds? Ma no. La verità è che nei grandi enti il Pci-Pds era rappresentato come gli altri. I tesorieri lo sapevano bene. Solo che il Pci è nato come struttura clandestina e tale in gran parte era ancora il Pds: il Muro era caduto da poco. C’erano persone vincolate persino con giuramento a tener fuori il partito dal loro operato, per cui era possibile sentirsi rispondere «Greganti chi?» da dirigenti del partito. D’altronde, mi chiedo, se non c’erano finanziamenti illeciti, come mai dopo Tangentopoli hanno dovuto vendere Botteghe Oscure e hanno ora debiti colossali? Quali fondi son venuti a mancare?”

Ragiona come i suoi ex-amici di Forza Italia.

“Non direi. Veda, l’inchiesta ebbe una velocità impensabile grazie al corale sostegno mediatico, per conservare il quale si pensò bene di non affondare il colpo da un lato con l’ex Pci (fu colpita un po’ solo la corrente migliorista) ma dall’altro anche con Fininvest. Che, si ricorderà, appoggiò fortemente l’inchiesta, sulle sue reti. ” Manipulite che ha risparmiato le società di Berlusconi. Questa è nuova.
“Invece è così. Prima della discesa in campo Fininvest fu solo sfiorata, con l’arresto di Aldo Brancher. íˆ dopo che è iniziata quella che Berlusconi chiama persecuzione. “

Come si è chiusa la sua parentesi alla Procura di Milano?

D’Ambrosio mi chiese, a voce, in corridoio, di riconsegnargli gli atti, ma io pretesi richiesta scritta. Ci rivedemmo dopo un mese, quando ero già stata assegnata alla Dda. C’era un mare di faldoni sparsi su un tavolone, sembrava un emporio. Mi propose: «Tu ti tieni la parte relativa al Pci e a me lasci il Pds». Ma non accettai: l’inchiesta, gli opposi, non poteva essere sdoppiata.”

E le tangenti rosse restano tuttora un capitolo non chiarito.

“Infatti si naviga a vista. Solo conoscendo il passato si può costruire il futuro: la vicenda dei finanziamenti al Pci fa parte della storia del Paese. Il finanziamento illecito è, in qualche modo, parte della storia della nostra democrazia: la politica, si sa, aveva un costo altissimo per i partiti della cosiddetta Prima Repubblica. “

Ma perché solo sul Pci non si sarebbe arrivati alla verità?

“Perché a fronte di metodi espliciti, anche arroganti, degli altri, lì c’era da indagare su un sistema complicato di scatole cinesi, con uomini e società “coperte”. Ci sarebbe voluto il doppio dell’impegno, degli strumenti e invece ne furono impiegati la metà. “

Ma quale sarebbe ora la soluzione? L’amnistia?

“Non servirebbe, ormai i reati sono tutti prescritti. Ma proprio per questo, sapendo di non poter essere più perseguiti, si potrebbe ora dire la verità, tutti. Paradossalmente, anche attraverso il finanziamento illecito, fra i partiti c’era un riconoscimento reciproco. Non ammetterlo è una delle ragioni che impedisce ai partiti di oggi lo stesso riconoscimento. E anche a progetti come quello del listone unitario di Prodi di decollare.”